Al tempo dell’Azzeruolo e delle Mele Selvatiche

by Rebecca
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Sembra il titolo di un libro, e chissà che non lo diventi (invece del solito titolo, i miei primi 40 anni).

Con la bella stagione, mentre vado a caccia di bontà vegetali d’altro tempo, mi torna sovente in mente quanto erano buone tutte le cose non più tardi di due decenni fa. Parlo tanto di vegetali, quanto di prodotti animali (ebbene si, non sono vegetariana! perdono)

Oggi parlando e sparlando ho finito col ricordare tutti quei frutti dell’infanzia, per lo più dimenticati. A maggio, per noi cuccioli d’allora (10 anni) attendere i frutti di giugno era ardua impresa, così spesso finivamo col consumare albicocche acerbe dal sapore asprino, frutti per i quali ci prendevamo male parole dai vicini che ci sorprendevano ad allungare le mani sulle loro piante.

Attendevamo il Crepuscolo, protettore di ladruncoli innocenti, per intrufolarci nei giardini (ed ecco che scatta il secondo titolo) e improvvisarci Ladri di Frutti Acerbi. Nella ruota delle gonne o nell’orlo delle magliette ci finivano albicocche, biricocoli e susine acerbe. Placata la follia (spesso dopo il mal di pancia per qualcuno o dopo aver esaurito le fonti) attendevamo i frutti dell’estate.

E poi c’erano le mele selvatiche del giardino della bisnonna. Quel melo sembrava antico quanto il mondo; alle volte sembrava avesse percorso migliaia di kilometri, con le sue radici quali sole gambe, per portare ai mortali un po’ di quella saggezza e meraviglia che appartiene solo al meleto di Avalon.

Era un figlio dell’Isola, sceso ad addolcire con il suo profumo le fresche serate in campagna, a nutrire l’anima e ricordarci di gioire del nostre esistere e partecipare alle meraviglie della natura.

Quando uscivo a passeggiare con le amichette, in uno dei parchi del centro si alternavano in lunghi filari alberi di gelso bianco e nero. Ne mangiavamo in abbondanza, perché dolcissimi e perché ai tempi della mia giovinezza (si vabbè, 20 anni fa…ma i miei 20 anni fa sono paragonabili a 7 decenni di un italiano o di un francese) le macchine non intasavano le città rendendole luoghi inospitali e irrespirabili. Ricordo d’essermi sentita come un baco da seta in più di una occasione, tornando a casa con le dita nere di succo. 

Sempre dalla bisnonna si trovavano le visciole in quantità industriali, con le quali la mia nonnina materna preparava deliziosi e soffici simil-clafoutis. A fine estate, facevamo incursione in un altro giardino che ospitava un albero che di solito trovavo solo nel bosco dietro alla casa della mia bisnonna. Chioma ampia, ombrosa, carica di piccoli frutti rossi e dolcissimi: azzeruolo, o come lo chiamavamo noi da quel lato est europeo, oltre le foreste e prima del mare, păducel. Quanti frutti, quanti fiori, selvatici e non, dei quali serbo memoria nel profumo e nel sapore. Non vedo alberi simili da un po’. Nemmeno nelle mie passeggiate nei boschi incontro più meli selvatici, o azzeruoli. Qualche anno fa, per sbaglio, ho visto un gelso. Ah no, è vero, proprio lo scorso anno a casa della mia amica Selendir.
Eppure nel piacentino i gelsi un tempo dividevano i poderi, i campi, le proprietà. Veniva coltivato perché c’era

Credo che ogni giardino cittadino e di campagna dovrebbe avere con se uno di questi alberi per ricordarci di essere giovani, per ricordare il bello della fanciullezza e soprattutto, per insegnare ai nuovi venuti come è bello essere fanciulli.
La spensieratezza dei primi 10 anni di vita sembra un dono del quale i nostri cuccioli non debbano più godere. Lasciamo gli impegni ed i pensieri agli adulti, e lasciamo che loro siano quel fresco profumo di fiori e frutti di un futuro che ci rifiutiamo di sognare migliore.

E così, in questo pomeriggio di sole che un po’ mi ricorda la mia dolce terra, lascio vagare i pensieri e ricordo della delizia e della fortuna d’esser stata infante gioiosa.

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6 comments

Anonimo 14 Maggio 2012 - 23:57

Ecco perché mi piace il tuo cottage… un tocco di spensieratezza, profondo amore, soffio d'infanzia portato dalla Primavera, sogno d'incanto, magia luccicosa che piove dalla tua semplice pienezza…
Giungo qui e vi trovo quel che mi serve per addormentarmi, per svegliarmi o mettere pausa… ^.^
Danina

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Miss Becky 15 Maggio 2012 - 8:39

Grazie stellina, i tuoi complimenti mi fanno sciogliere…in brodo (non più di giuggiole) di azzeruoli.

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Anonimo 17 Maggio 2012 - 14:40

Cara figlia mia, quel gelso è quasi di nuovo pronto a offrirci le sue succose more e anche il sambuco che gli cresce accanto, quindi…… 🙂
Selendir

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Audrey 19 Maggio 2012 - 10:26

Mi hai fatto sognare mentre leggevo. Grazie Becky. A presto e buon fine settimana!!!

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Ros Mj 14 Febbraio 2013 - 17:22

Cara Becky, che splendido modo di scrivere. Ho letto vari post, uno più delicato e bello dell'altro. Tra l'altro sei rumena e conosci l'italiano benissimo! Tornerò a trovarti, sicuramente, per le tue ricette ma soprattutto per conoscerti meglio. Nel frattempo ni sono unita ai tuoi followers. Un bacio, cara

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Miss Becky 14 Febbraio 2013 - 17:33

Benissimo non è esatto, perchè mentre scrivo mi perdo per strada le doppie (mia croce, in rumeno non esistono…)…ma ti ringrazio infinitamente per esser giunta fin qui, dove cresce l'azzeruolo. Sarà bello ospitarti al cottage…quand'anche l'estate incalzerà con il suo caldo, perchè sarà ancora più bello dividersi fette di torta all'ombra dell'azzeruolo e dei meli selvatici…
Un abbraccio immenso

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