La luna è stata meravigliosa la scorsa sera. Piena, luminosa e l’ho sentita forte e chiara. Mi ha riportata indietro alla luna piena dell’agosto di 5 anni fa, quando la mia vita è cambiata per sempre. Perché quella è stata la luna della Creazione per me. Della creazione più bella del mio esistere.
Questa luna mi ha mostrato, tra tutti i miei timori, insicurezze ed incertezze, qualcosa di nuovo. Forse un desiderio, o forse un bisogno. Un bisogno che non è il riflesso del periodo al quale andiamo incontro, ma forse più un riflesso del mio personale percorso. Ho voglia di rompere il guscio, di essere il seme che germoglia, che irrompe e si getta attraverso l’aria, attraverso le crepe dell’asfalto, incurante del passo svelto dei passanti, incurante dei pericoli, della fugacità del tempo, perché come un’amica mi ricorda spesso ultimamente “qui e ora” vale più dell’oro. E qui e ora io voglio germogliare.
Ho voglia di uscire, di lasciar uscire tutta la me creativa, la me capace di generare bellezza; ho voglia di essere madre di nuove creature, di nutrirmi e nutrire. Perché l’ultimo anno mi ha tolto tanto. Mi sono lasciata fagocitare da situazioni, da persone, mi sono lasciata prosciugare da progetti inconcludenti e da un’estate senza pietà che con le sue temperature mi ha asciugata dentro e forse forgiata fuori. Quel caldo forse è servito proprio a forgiare la mia nuova rilucente corazza da guerriera.
Sono giorni che ho ricominciato a lavorare con le foto, piena di nuovo entusiasmo. Un sentimento e stato d’animo che non voglio mi abbandoni, ma che voglio cresca in continuazione.
Forse per celebrare questo e per celebrare l’amore che è nella mia vita e che mi ricolma tanto, ho pensato ad una ricetta del cuore.
Yaprak dolma, dolmades, sarma, tolma, dolmadaki, molti i nomi con i quali sono conosciuti questi involtini stufati. Di carne, di riso, di carne e riso insieme come si usa nel mio paese, di verdure, con molte spezie o con poche, questi involtini sono presenti in tutti i paesi del bacino mediterraneo, nei Balcani e nel Caucaso. Israele, Libano, Turchia, Grecia, Macedonia, Serbia e Romania, Moldavia e Ucraina, Armenia e Azerbaigian, Georgia e perfino Russia. Non c’è un solo luogo dove questi meravigliosi involtini stufati non siano presenti. In foglie di vite o di cavolo cappuccio fermentato, serviti con tantissima smântână (crème fraîche) era per la mia famiglia il piatto delle feste. Di rado nonna ne faceva con foglie di vite e solo riso, era più facile mangiarne nelle foglie di verza fermentata con un ripieno di carne macinata, riso e spezie (pepe nero, pepe giamaicano e noce moscata).
Ma era il piatto della gioia per eccellenza, della convivialità, della famiglia, il piatto delle feste di Natale, il piatto dell’inverno.
Aspettava che le verze e i cavoli cappuccio prendessero la prima gelata, intorno ai primi di novembre, o quando si era particolarmente fortunati con il freddo, anche nell’ultima settimana di ottobre, poi ne comprava almeno 6 o 7, incideva la base, impilava in una grossa botte, copriva con sale, spezie, erbe e radici, salamoia e metteva sul balcone a fermentare. Per i primi di dicembre, se le giornate erano state sufficientemente calde con temperature sopra gli 8-9 gradi, si aveva già un cavolo cappuccio fermentato e gustoso.
Era la prelibatezza di ogni buona massaia, che non mancava mai. E chissà che con altri meravigliosi racconti culinari, per l’autunno che verrà io non riesca a darvi la ricetta passo passo.
Ma torniamo alle foglie di vite, che per me esigono un ripieno semplice e delicato. Io in verità non ho saputo a quale ricetta ispirarmi e ho usato un po’ quello che avevo in dispensa, ma che ha tutto il profumo del Mediterraneo. Per cui non chiedetemi a quale paese appartenga la ricetta che vi darò, sappiate solo che è molto simile a quelle mangiate nella mia infanzia che avevano di sicuro subìto l’influenza greca e turca.
Ma eccovi la mia ricetta…
In una padella antiaderente rosolate la cipolla tritata finemente con un po’ di olio. Aggiungete il riso e saltatelo per un paio di minuti a fuoco vivace facendo attenzione a non bruciare la cipolla. Coprite con una tazza abbondante di acqua e lasciate cuocere per 8 minuti. Trasferite in una ciotola, aggiungete le spezie, il sale, i 5 cucchiai di lenticchie precotte e i capperi e i pomodori tritati fini.
Prendete una casseruola a sponde alte, versate il restante olio, disponete sul fondo la patata tagliata a fette che vi consentirà di cuocere i dolma senza bruciarli o farli attaccare al fondo.
Sul piano di lavoro aprite le foglie di vite con cura, anche 7 per volta. Distribuite un cucchiaino colmo di riso alla base si ogni foglia, poi piegate i lati a coprire il ripieno e iniziate ad arrotolare con cura facendo attenzione che il riso non esca. Impilate ogni involtino con la chiusura verso il basso e sempre molto vicino al primo, in modo che durante la cottura non si aprano. Quando avrete finito versate 3 tazze di brodo nella casseruola, il succo di limone coprite e lasciate cuocere a fuoco basso per circa 45 minuti. In fase di cottura valutate se aggiungere anche l’ultima tazza di brodo.
Servite tiepidi o a temperatura ambiente con panna acida o yogurt magro.
9 comments
Da quanto tempo non passavo da qui??? Ciao carissima! Foto sempre splendide… bacioni!
Anche il Cottage è rimasto fermo per un po’, causa caldo torrido. 😀
Stellina… Che post emozionante! Tutta nuova per me questa versione! Io mi ricordo questi involtini di vite mia nonna paterna le faceva con “crupă de porumb” e qualcos’altro (non ricordo).. Non e che mi piacevano tanto.. Ma avevano il loro fascino.. Forse tingerli nella SMANTANA era divertente… 🙂
Mi hai lasciata a bocca aperta con queste foto.. parole.. Sei una scriitrice innata, hai un vocabolario ricco che nemmeno un intaliano su due possiede. Sei una stellina rara.. Tvb <3
Sai che come le faceva la tua nonna devo averle mangiate una volta quando ero piccolo ed era morto il fratello di nonna su a Suceava. Sempre che io non li stia confondendo con dell’altro.
Grazie per le tue generose parole. In verità non so com’è che mi piaccia così tanto l’italiano e come io riesca ad esprimermi meglio in una lingua straniera piuttosto che nella mia lingua madre. Grazie di cuore…ti voglio tanto bene anche io. <3
Una persona una volta mi ha detto: se conosci bene una lingua – puoi decisamente parlare tutte le altre – basta avere un po’di memoria. Tu hai talento. Qui si tratta della tua appartenenza ormai a questo territorio.. Ma i tuoi pensieri volano li, in Romania.. Nella tua infanzia.. Ed è bello come riesci ad esprimerli “sulla carta” (non mi piace tastiera) Un abbraccio grande!
Come non notare quella luna era splendida davvero.
Fantastica questa preparazione,semplicemente favolosa……le foto non sono da meno….sei magica!
Sì…meravigliosa davvero! Questa ricettina, una volta che si trovano le foglie di vite ( se uno ne possieda una tanto meglio) è di una facilità estrema. Con pochi ingredienti. Pochi ma saporiti.
Un abbraccio grande
La capisco bene la voglia di spaccare il guscio, la voglia di uscirne fuori e di portare con sé la bellezza che si sa essere capaci di creare. Capisco bene quella voglia di scrollarsi di dosso situazioni e persone che non ci piacciono più. L’estate per certi versi ha prosciugato anche me e ancora lo avrebbe fatto se non avessi avuto la fortuna di andare a Favignana con una gatta che mi ha davvero aiutato tanto in questi mesi. Un momento di distacco, un momento tutto per me, e sono tornata più entusiasta, con più voglia di fare, di imparare, di prendere in mano il mio futuro e modellarlo secondo le mie esigenze e le mie inclinazioni. Parto piano, dal blog, in cui voglio mettere in pratica tutto quello che ho imparato, e poi voglio arrivare a mettere in pratica anche nella mia vita tutto quello che mi ha lasciato dentro questo periodo. E per pensare bene al futuro io sono convinta che bisogna conoscere bene anche le nostre radici. E tu dimostri di averne i ricordi ben radicati in te ed è questo che adoro di questo spazio: sembra un libro, in continuo aggiornamento, di una ragazza che racconta chi è stata pere farci conoscere chi è oggi.
Ti abbraccio, stretta, come quella foglia di vite intorno al riso 🙂
Che bello Paola. Questa estate ha tolto qualcosa e ha dato qualcosa di nuovo. Forse più consapevolezza, forse più leggerezza. Ripartire piano ci aiuta. Aiuta a non perdere l’equilibrio.
Non oso immaginare quanto sia stato bello essere con la gatta a Favignana. <3