Garlicky sautéed chanterelle with saffron and Earl Grey crostini

by Rebecca
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Sono tornata! Non so bene da dove, né dove io sia tornata. E nel mio esser tornata, dovrei forse parlarvi di certi mesi estivi e del potere evocativo delle parole, delle immagini, dei suoni e perfino di certi sapori.
Ma temo di essere confusa, come sovente avviene quando rientro dal mio vagabondare.
Non sono stata poi così lontana, giacché come consuetudine da 15 anni a questa parte, il Salento ci aspettava. L’avrei tradita volentieri la destinazione -e una destinataria- salpando per altri mari. Vedere la prua tagliare le onde dell’Egeo, ad esempio, poteva essere di certo un bel diversivo.
Ma queste vacanze hanno rafforzato in me insegnamenti che già avevo appreso a suo tempo e quindi non è stato un viaggio vano.
Ho imparato a riutilizzare le immagini ed i suoni ad esempio.
Ho imparato che la dislocazione spaziotempo è possibile soprattutto quando perdi la bussola o la centratura. E ancora di più quando le ritrovi.
Parcheggiata sulla più classica delle sedie di plastica da giardino, fronte mare, con le bellissime note di “Xekina Mia Psaroboulla” in un attimo i colori del crepuscolo sullo Ionio sono grondati dentro l’Egeo che avevo dentro. Dentro le orecchie e nella mente. E ancora ora, perché…
Perché voglio dimenticare quella vecchia biglia che faceva rumore, costantemente, dall’alba a notte inoltrata. E voglio dimenticare i risvegli bruschi delle 7 del mattino di quel pazzo che urlava a perdifiato “Mozzaaaaarelle!” come non vi fosse altra attrattiva culinaria in quel angolo di Salento.
Mi sono spesso augurata -ignorando il karma ogni volta- che potesse strozzarsi con una delle sue mozzarelle e so per certo che si sarebbe levata un’onda metacronale di campeggiatori e turisti sbarcati nel cuore buio della notte, che Olimpico e Maracanà scansatevi proprio!!
Ho rafforzato l’insegnamento che l’essere educati non garantisce per forza quietudine. Che non sempre diventare mediatore tra il proprio pensiero e l’esposizione orale garantisce una pace duratura, ma anzi, mette l’altro nella posizione di perseverare nella sua guerra alla quietudine. E quindi, meglio qualche vaffa in più, con educazione.
Ho imparato che si può fuggire e che la fuga è il solo modo per mettere la giusta distanza tra sé e il nemico. Che ci sono nemici che il tempo immobilizza malgrado quel che si crede.
Ho imparato che il mare è il solo rimedio. Che fingersi morti sulle onde è salvifico. Rigenerante per il corpo, per lo spirito. Ma questo già lo sapevo forse, anche se tra un’estate e l’altra lo dimentico sempre.
Ho appreso infine che il mio stomaco non ha limiti di spazio, ma ne trova di attigui pur di consumare crostacei e latticini.
E non c’è fiordilatte, nodino, treccia, burrata, giuncata o stracciatella sfuggiti al mio morso transilvanico che gli antenati hanno dotato di 4 acuminati canini.
E mi sono serviti tutti e quattro con l’aggiunta di tutti i molari in mio possesso per godere pienamente di quel burro di diaframma di vitello alla brace.
Perché per me Torre Colimena è diventata sinonimo di Braceria.
E ho imparato che vagare senza meta per il Salento può farti ritrovare sulle scogliere di Doolin o nella Baia di Uig. E che dall’alto del mio terrazzo la Spiaggia del Conte non è meno bella di quella di Sarakiniko e che se proprio vuoi essere ad Itaca, basta che fingi di non ricordare dove hai fatto approdo.
Solitamente quando vago, vorrei continuare ad errare così, senza ritorno. Ma mai come quest’anno il desiderio di tornare a casa mi ha stretto le caviglia, i polsi, lo stomaco, la testa.
E quando sono tornata, l’azzurro scintillante e limpido dello Ionio era già lontano dal mio cuore. Forse è così che ho iniziato a pensare che in un posto ci vai veramente solo quando ogni parte del tuo corpo, fisico ed eterico, ti segue.
Ma ad aspettarmi c’era una casa e da lontano mi ero portata via solo i progressi di una piccola sirena che tra le onde aveva ritrovato la sua madrina Yemanja.
Ho ritrovato le colline, i boschi, i ruscelli e fiumiciattoli assetati di Autunno, come me.
Ho ritrovato la pace, la tanto desiderata quiete e rumori che non sono più tali poiché è sopraggiunta l’abitudine e la mente sa escludere.
Ho ritrovato la voglia di scrivere, di fotografare, di trattenere, di cucinare e mangiare, di ‘inventare’. Di passeggiare ed inciampare su frutti e funghi.
E proprio con questi io sono tornata dalla mia ultima incursione silvestre. Un bottino che mi ha dato la felicità, nemmeno avessi sottratto il tesoro al Sacro bosco di Nemi.
E quando ho i primi funghi i crostini qui al Cottage sono d’obbligo. Come mi sia venuto in mente di cucinarli in questo modo è un discorso a parte.
Parlavo con una splendida donna di rose e le spiegavo quanto in una tazza di earl grey, l’acqua di rose renda tutto più regale, ancor più delicato ed evocativo.
Ho iniziato così a ripensare alle mie nottate in bianco da ragazza, intenta a leggere le Mille e Una Notte e ad immaginare i sapori di tutte quelle cose che prima di quel momento mi erano rimaste segrete.
Ho aperto la dispensa ed un plico di zafferano è caduto. Accanto c’erano i funghi e in mente avevo ancora la tazza di earl grey. Earl Grey!
Non poteva essere un caso che earl grey e zafferano fossero con me in quella cucina. Con me e con quelle dorate creste di gallinaccio.
Crostini!!! L’ho pensato ad alta voce. Ma ora vi lascio la ricetta.

Ingredienti per 2 persone: 1 tazza di funghi gallinaccio, 2 spicchi di aglio, 2 rametti di prezzemolo, 3 cucchiai di olio d’oliva, sale e pepe, pane tipo Altamura, mozzarella affumicata, 1 cucchiaino di olio di lino + 1 bustina di earl grey, 1 gr di zafferano + 2 cucchiai di salsa Tahini e semi di sesamo

Preparazione: In una tazzina da caffè mettete in infusione in acqua bollente una bustina di Earl Grey. Trascorsi 5 minuti, togliete la bustina e aggiungete i pistilli di zafferano. Nel frattempo, spazzolate i funghi per togliere eventuale terriccio e puliteli con un panno umido. In una padella antiaderente mettete l’olio d’oliva e gli spicchi d’aglio in camicia schiacciati. Lasciate rosolare lentamente dopo di che aggiungete i funghi e saltate a fiamma alta. Aggiungete infine l’infusione di Earl Grey e zafferano sopra i vostri funghi e continuate a saltare a fiamma alta finché l’acqua non sarà evaporata. Aggiungete il prezzemolo tritato e condite con sale e pepe.
Tagliate 4 fette di pane, condite con un filo di olio di lino, aggiungete i funghi salatati, la mozzarella affumicata, la salsa tahini e i semi di sesamo e servite caldi. Se preferite potete far passare velocemente sotto il grill i crostini.

 

Garlicky sautéed chanterelle with saffron and Earl Grey crostini

Preparazione5 minuti
Cottura10 minuti
Tempo totale15 minuti
Porzioni: 4
Chef: Rebecka G. Sendroiu

Ingredienti

  • 1 cup of chanterelle mushrooms
  • 2 garlic cloves
  • 2 tablespoons of chopped parsley
  • 3 tablespoons of olive oil
  • salt and pepper
  • Altamura bread
  • smoked mozzarella
  • 1 teaspoon of linseed oil
  • 1 sachet of earl gray
  • 1 g of saffron
  • 2 tablespoons of Tahini sauce and sesame seeds

Istruzioni

  • In a coffee cup, pour a packet of Earl Gray into hot water.
  • After 5 minutes, remove the sachet and add the saffron pistils.
  • In the meantime, brush the mushrooms to remove any soil and clean them with a damp cloth.
  • In a non-stick pan, put the olive oil and the crushed garlic cloves. Let it brown slowly, then add the mushrooms and sauté over high heat.
  • Finally add the infusion of Earl Gray and saffron over your mushrooms and continue to sauté until the water has evaporated.
  • Add the chopped parsley and season with salt and pepper.
  • Cut 4 slices of bread, season with a drizzle of linseed oil, add the salted mushrooms, the smoked mozzarella, the tahini sauce and the sesame seeds and serve hot.
  • If you prefer you can quickly switch the croutons under the grill.

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4 comments

Francesco 18 Settembre 2018 - 15:56

Ben tornata, carissima Reb!!
I tuoi crostini saranno certamente ottimi ed anche io li preparavo dopo la caccia ai gallinacci del bosco!!
Il tuo narrare, poi, che è scivolato via tutto d’un fiato, con tutta la ma fantasia e mi hai fatto viaggiare con te in questo racconto salentino, che ha riportato nel mio cuore i giorni nei quali anche io, come te, imparavo tante cose, avvertivo tante sensazioni piacevoli e vivevo dolci emozioni, che, oncora oggi dopo tanti anni,hanno fatto rabbrividire la mia schiena per la dolcezza dei ricordi.
Scrivi e narri con un amore, una tenerezza che ti coinvolge, ti appassiona, ti stupisce per la veridicità unica che fai rifluire tra le righe e le immagini di questa tua Estate da ricordare!!
Grazie Reb, grazie per questo tuo dono che mi ha ravvivato il cuore e l’anima!!

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Rebecka 24 Settembre 2018 - 11:38

Grazie a te Francesco, per esserti fermato, per aver compreso e soprattutto apprezzato il mio narrare.
Felicissimo Settembre!!!!

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Francesca 24 Settembre 2018 - 11:25

Se torni tu, torno anche io! Anche se forse da certe persone e da certi luoghi non si va mai via… sappiamo noi quando fuggire e perchè… e quando non farlo. Quando restare, quando ri-abbracciare, quando ri-trovare. Anche con le stagioni va cosi… vanno via ma tornano, sempre uguali ma diverse, conosciute ma mai svelate del tutto, familiari ma imprevedibili. Il mare è sempre il rimedio, la cura, la carezza… la casa. Ma è vero che il cottage non vede l’ora di profumare di torte, che l’altalena è perfetta con le foglie gialle intorno, che le pentole vogliono riempirsi di zuppe e i cestini di funghi, che le mani vogliono stringere tazze calde e giorni morbidi come lana… e dai, che ci sei! Con tutte quelle cose imparate in più, come hai scritto… molte delle quali condivido 🙂

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Rebecka 24 Settembre 2018 - 11:48

Awwww Franci, quanto hai ragione. Certi luoghi non si lasciano. Possiamo vagabondare il mondo, certe che poi la nostra altalena, due gatti e un acquario tropicale saranno lì ad aspettarci nelle stanze profumate di mele caramellate, vaniglia e cannella.
Alla nuova stagione abbiamo molto da chiedere! E molto dovrà darci epr non deludere le nostre aspettative 😉
Un abbraccio Franci bella!

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