Green Lentil hummus

by Rebecca
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lentil hummus

Durante l’adolescenza ero tremendamente timida, impacciata. E’ stato uno dei momenti più difficili per me, perché ho lasciato la mia patria mal volentieri proprio quando stavo entrando nell’adolescenza. Nuovo paese, nuova lingua, nuovi amici, nuove sfide, come quella di frequentare il liceo partendo con la lingua praticamente da zero. E non ho avuto modo per molto tempo di esprimermi a parole, faccia a faccia, così ho sempre cercato il rifugio nella penna e nel foglio bianco.
Da prima pensavo in rumeno e cercavo il modo migliore per dirlo in italiano e poi, non so come o quando, ho smesso di pensare in rumeno e l’italiano è diventato l’unica lingua in grado di permettermi di esprimere le mie emozioni.
Senza accorgermi sono diventata presto quella da additare come rinnegata, solo perché giorno dopo giorno faticavo sempre di più a riconoscermi nella mia lingua madre. E non passa giorno nel quale io non senta la fatica di trovare le parole quando cerco di tradurre qualcosa dalla lingua che per prima ho udito, che per prima ho parlato.
E’ difficile spiegare al prossimo come la formazione linguistica nell’adolescenza sia fondamentale nella vita dell’adulto.
Faccio mea culpa perché invece di leggere romanzi in rumeno, ho sempre letto in italiano. Forse perché vivendo qui, in questa terra che si era mostrata generosa e ospitale con me, il minimo che credevo di poter fare per lei, per ricambiarla e per ricambiare la sua gente, era quello di esprimermi nel miglior modo possibile.
Sono passati 21 anni da quando sono arrivata qui e tra molti stati d’animo, tra molti fastidi e troppe parole da altri dette, ho fatto pace con me, con la mia coscienza e con la mia terra. Non sento di aver rinnegato nulla. Non ho perso la mia identità rumena, semplicemente ho esteso così tanto i miei orizzonti da abbracciare altre identità.
Posso dire oggi di essere nata e cresciuta in gioia nella bella Romania, di essermi formata come individuo in Italia, di essere diventata un po’ piacentina con il mio impacciato dialetto e non mi fermo, perché sono aperta a qualunque possibilità e a qualunque altra identità acquisibile.
Io sono il mio nome, io sono la mia terra natale, io sono la terra che abito, io sono le terre che vedrò e se questa è una colpa, credo di poterci convivere.
Detto ciò, dopo le mie divagazioni sull’estate dei post precedenti, vi lascio una ricetta che per me non ha stagioni, che mangerei come il guacamole tanto in inverno quanto in estate, tanto a colazione quanto a mezzanotte. L’hummus. Che non ha bisogno di presentazioni.
Ne introduco solo una nuova variante, non con i ceci ma con le lenticchie.

Ingredienti per 4 amici terribilmente golosi:

  • 350gr di lenticchie biologiche (io ho scelto le verdi)
  • 750ml di brodo vegetale (cipolla, sedano, carota)
  • 1/2 spicchio d’aglio
  • 3 cucchiai di salsa tahini
  • 5 cucchiai di yogurt greco
  • il succo di 1 lime
  • 2 cucchiai di olio EVO
  • sale q.b.
  • un pizzico di peperoncino e paprika affumicata

Lavate bene sotto l’acqua le lenticchie e fate cuocere nel brodo per il tempo indicato sulla vostra confezione (mediamente 35 minuti).

Trascorso il tempo, scolate le lenticchie dal brodo e mettete in una ciotola. Aggiungete la tahini e lo yogurt e riducete a crema con il frullatore ad immersione. Aggiungete il succo del lime, la metà di spicchio d’aglio grattugiato, l’olio il peperoncino, aggiustate di sale e mettete in una ciotola decorando con paprika affumicata.

 

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10 comments

Francesca P. 25 Giugno 2015 - 9:18

Tu sai chi sei… questo non verrà mai cancellato, perchè hai i ricordi a proteggere le tue origini e il passato, quei ricordi che affiorano nitidi oppure che sono sfumati ma ci sono, fanno parte di te… cambiamo tante pelli durante la nostra vita, ma siamo fatti di radici, come le piante… è come se avessi un’altalena qui in Italia ma anche una in Romania, su cui c’è scritto il tuo nome…
Sorrido vedendo la ricetta perchè un hummus apparirà presto anche da me… non ci resta che prendere le nostre ciotoline morbide, andare verso il tramonto, portare un abito rosa e un mazzo delicato di fiori e si scatta foto romantiche prima dell’aperitivo… 🙂

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Rebecka 25 Giugno 2015 - 15:53

Mi sembra un eccellente programma.

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Ketty Valenti 25 Giugno 2015 - 22:15

Ciò che conta davvero è quello che custodisci e che senti nel tuo cuore,il resto ha poca importanza,personalmente credo che darti delle colpe non ha alcun senso il fatto che sei riuscita ad ambientarti bene padroneggiando la nostra lingua ti fa solo onore e se per forza ha tralasciato la tua non vuol dire certo che rinneghi le tue radici,sarebbe impossibile proprio perchè fa parte di te per forza di cose….delizioso il tuo Hummus ^.^

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Rebecka 26 Giugno 2015 - 8:55

Io di colpe ho smesso di darmene. E non presterò nemmeno più attenzione a chi non smetterà di punzecchiarmi perché ho ‘scordato’ la mia lingua mandre. Riconosco l’importanza delle radici linguistiche, ma ancor di più quelle dell’anima….e mi affido a quelle, che sono resistenti a qualunque terreno e condizione. Ti abbraccissimo

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SELENDIR 26 Giugno 2015 - 6:25

Mi dai un cucchiaio per favore? Anzi, un badile!!!!! Ma che bell’idea questo hummus. Personalmente io metterò un pochino più di aglio e se mio marito non vorrà baciarmi…pazienza!!!!! Tu sei chi sei, dovunque tu sia, e lo sai.

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Rebecka 26 Giugno 2015 - 8:52

Una superciotolona che tanto fa bene a tutto!!!! Aglio ne avrei messo di più anche io, ma ahimè…altro che baci mancati, qui mi sfrattano sul balcone. E uno zic di peperoncino o zenzero fresco grattuggiato in più se puoi….ma la mia Viv non gradisce più il piccante. Addio ai bei tempi in cui si è scofanata la tua zuppetta thai style senza fare una piega!!!!

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Chiara 26 Giugno 2015 - 17:56

Tesoro ho ancora ben impressi i tuoi racconti che hai voluto condividere con me sul treno per napoli….e sono proprio felice che tu abbia condiviso quel pezzettino della tua vita anche con me e che traspare spesso dai tuoi racconti…
quanto all’hummus, adoro la versione originale, adesso mi toccherà provare anche questa! bacioni

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Rebecka 3 Luglio 2015 - 8:18

E’ stato uno dei più bei viaggi in treno che ho avuto modo di fare, perché mi ha permesso di conoscerti e di vivere quel tuo passaggio emozionante verso quello che sei ora e che sarai ancora di più tra poche settimane.
Sei davvero, davvero speciale Chiaretta….lo dico con tutto il cuore. Ti voglio bene.
In quanto al hummus, anche io adoro l’originale e tutte le sue declinazioni possibili. 😉

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Paola 1 Luglio 2015 - 7:06

C’è una citazione di Matisse che ho letto alla mostra che si è tenuta a Roma che mi è rimasta nel cuore: “Sono fatto di tutto ciò che ho visto!”. E aggiungerei e sentito, e amato e che mi ha fatto emozionare. Siamo fatti delle persone che abbiamo incontrato, dei luoghi in cui abbiamo vissuto, delle esperienze che abbiamo fatto. Siamo fatti della terra che ci ha visto nascere, di quella che ci ha cresciuti e di quelle che continueranno a darci stabilità nel nostro cammino. Non mi sono mai piaciute le etichette. Sono così limitative. Ma mi piace pensarmi come fatta da tante cose.. ecco perché non mi sentirò mai di rinnegare la città da cui vengo, che per quanto difficile e mal etichettata, è quella che amo e che porterò nel cuore, negli occhi e nelle cose che faccio. Ognuno di noi sa di cosa è fatto, sa chi è.. e nessun cambiamento potrà portarci a rinnegare noi stessi e le cose che portiamo nel cuore 🙂
Sto vedendo così tanti hummus in giro che mi viene voglia di provarli tutti 🙂

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Rebecka 3 Luglio 2015 - 8:23

Quanto sono belle le tue parole Paola e quelle di Matisse. Sono belle, ma soprattutto sono VERE. Profondamente vere. E io le sento mie, perché anche io mi sento fatta di molte, moltissime cose….Quella moltitudine di me che si aggira nei giorni e della quale devo andare fiera, non permetterà più che le dicano di vergognarsi, che è una rinnegata. Io me lo ricordo bene da dove vengo, perché è nel mio sangue…non lo scorderò, non credo potrei…perché ne sono orgogliosa, perché quella terra è splendida ed è fatta di persone davvero speciali. Un abbracio

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