Lemon and vanilla pound cake. Quattro quarti al limone e vaniglia

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{English recipe below}

Non mi capacito di come il mese di gennaio sia scivolato così velocemente. Solitamente è un mese che sento molto lungo e lento, una sensazione che potrei paragonare all’indossare delle scarpe di cemento.

Ma non questa volta, che siamo scivolati dentro febbraio come dentro ad un guanto di velluto, senza scossoni, seguendo i cristalli di ghiaccio e i raggi di sole, seguendo le corse dei daini in campagna. Loro che se ne stanno in gruppo di sedici, sdraiati nei pomeriggi di sole, ad incamerare calore.

Mentre noi spiamo ruderi, indaghiamo mattoni e carte e beviamo tutta la storia di certe ville abbandonate che furono di quello e di quell’altro Anguissola, piuttosto che della marchesa Rivarola, piuttosto che di certi famosi Lodigiani che contribuirono a tener salvo il bel Abu Simbel.

Coltivo sogni partendo dal seme. Ogni giorno annaffio con un goccio minuscolo di acqua e gli sussurro i segreti, sillabando, con timore, quasi avessi paura che i miei sogni, così giovani, possano spaventarsi e non voler uscire dal guscio per vedere la luce del sole, la meraviglia intessuta dell’Universo che sa come disporsi ai nostri piedi, anche quando ci sembra di aver fatto il passo più lungo della gamba.

E come d’improvviso sono architetto, designer, idraulico e costruttore. E le cose che riemergono dalla polvere dei secoli hanno un valore inestimabile. Nell’incertezza, con riverenza, con desiderio costante di dare forma ad un giardino più grande, che vada oltre i confini di quello che ho nel cuore. Perché l’unica certezza che mi rimane, anche in questo febbraio anomalo e fuori dal tempo, è l’amore e i limoni.

No, non c’è sicuramente assonanza. C’è solo il sentimento esistente per le mie persone e quello che mi coglie davanti ad un limone sodo, giallo luminoso. E strofinando dolcemente la sua pelle, lui libera per me e per me soltanto, un profumo che non so paragonare a null’altro. Ed è così che mi prende l’irrefrenabile impulso di fare una torta o una crema, si grattugiare la sua scorza un po’ ovunque, perfino su una fetta di pane abbrustolito, con un filo d’olio e i ciuffi verdi dei ravanelli scottati nell’acqua.

Ma questo lo sapete. Ogni anno a febbraio vi tedio con lo stesso dispotico amore: i Limoni!

Forse per coronare nuovamente questo nostro sentimento, che proprio oggi, sorpassando le altre ricette sul diritto di precedenza che avevano, decido di pubblicare un quattro quarti che ho già pubblicato otto anni fa.

Ingredienti per una teglia standard da plumcake.

3 uova (150gr le mie), 150 gr di zucchero, 50 ml di olio di semi vari, 100 gr di burro bavarese, 100 gr di farina di riso, 50 gr di farina 00, 20 gr di fecola di patate, 1 bustina di lievito in polvere, i semi di un baccello di vaniglia, la scorza e il succo di un limone biologico, la scorza grattugiata di un’arancia, 50 ml di kefir di latte, un pizzico di sale.

Preparazione:

Con la frusta, montate le uova intere con lo zucchero e aggiungete a filo l’olio e il burro sciolto a bagnomaria. Incorporate gli ingredienti secchi e aggiungete i semi di vaniglia, il kefir, il pizzico di sale, la scorza del limone e dell’arancia e il succo di limone. Mettete nella teglia rettangolare per plumcake, rivestita da carta forno e cuocete per circa 45 minuti nel forno preriscaldato a 170°C.