Kardemummabullar. Swedish cardamom buns

by Rebecca
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OnAir: Agnes Obel – Fuel To Fire

Oggi leggendo il post di un’amica, mi sono tornati alla mente ricordi legati alla mia nonnina materna circa l’abitudine a farmi mangiare. Non ci è mai riuscita per tutta l’infanzia a farmi mettere a tavola, salvo i giorni di festa.
Per me sedermi a mangiare era una sevizia, una totale perdita di tempo, perché da esserino creativo quale ero ai tempi, mi trovavo sempre in altre faccende affaccendata. “E’ tardi, è tardi! Devo fare!” erano le mie risposte ricorrenti, mentre lei impugnava un piatto nella mano sinistra e nella destra il cucchiaio o la forchetta e mi rincorreva per farmi prendere “un altro boccone”.


Lei così legata al cibo, alla cucina, a ritmi ben precisi, scanditi da gesti lenti. Io così selvaggia e libera, sempre scalza, a correre dietro a qualche cosa di misterioso. Non me lo ha mai impedito e con cura e amore ha seguito tutte le mie farfalle, le mie coccinelle, le mie nuvole, le tortorelle, io che avevo sempre -come diceva lei- un verme in quel posto!
Gli educatori a leggermi, griderebbero allo scandalo oggi. Io invece ripenso a quei momenti con infinito amore, con gratitudine, perché il tempo per giocare me lo sono preso sì, ma è solo perché mi hanno concesso di farlo.
Questo non mi ha impedito di essere una adolescente educata, rispettosa, che sa quale è il suo posto. Questo non ha fatto di me un’adulta che non sa dare il giusto peso alle cose.
Semplicemente, quando è stato il tempo dei giochi, della spensieratezza, della gioia, dell’infanzia, quella vera, a piedi nudi, sporca di terra, con l’erba nei capelli, con le cavallette nel barattolo sul comodino, io quel tempo l’ho vissuto.
Quando ripenso a quei momenti gli occhi si colmano di lacrime di gioia e penso e prego, perché ogni bambino sulla faccia della terra possa godere di un’infanzia così bella, amato e coccolato.
Non avevo nulla, ma avevo tutto.
Ora sono mamma di una bambina che non ha tempo per mangiare, perché deve sempre fare altro. E mentre ieri sera a tavola faceva in fretta e in quella fretta non riusciva nemmeno a stare ferma sulla sedia, come se lì, sotto il suo sederino ci fossero dei carboni ardenti, mio marito mi ha guardata e mi ha sussurrato: “ma da chi ha preso il verme?”…Ho sorriso ed indicato me stessa.
Tutto questo trambusto durante l’inverno si placava un po’. Rimanevo all’aperto a giocare dentro la neve giusto il tempo di ridurmi ad un enorme blocco di ghiaccio e nulla più. A dicembre, San Nicola apriva le porte di tutte le feste invernali e per nonna iniziava il periodo in cui sfornava ogni giorno qualcosa di buono. E io, io mi incantavo. Trovavo nella dimensione domestica che lei aveva creato, tutta la magia necessaria per alimentare le mie fantasie da bambina.
Lei incantava la farina, le uova, il burro. Lei infondeva incanto e magia a tutti gli ingredienti e poi all’impasto. Impastava assorta, in una condizione estatica, dove c’era solo lei, l’impasto e la magia rituale che sapeva creare. L’impasto tra le sue mani iniziava a scaldarsi, a profumare, a lievitare. Diventava morbido. Con cura copriva l’impasto, solitamente del cozonac (il panetone rumeno) e si rivolgeva a lui con sue raccomandazioni, con suoi pensieri, quasi in preghiera.
Era un libro da leggere e rileggere mia nonna e completava in tutto e per tutto le mie necessità, insieme alla copiosa neve che scendeva a dicembre. Io non avevo bisogno d’altro.
Ricordo i profumi, ricordo le consistenze, ricordo il calore delle sue mani, ne ricordo il profumo. Ricordo il suo sguardo pieno di un amore così unico, che ancora mi pervade.
Forse per questo motivo, quando devo impastare qualcosa, cerco di ripercorrere i suoi movimenti, i suoi gesti, cerco l’equilibrio e la centratura. Solo io e l’impasto. E sono convinta, ma proprio tanto, che oltre ad essere orgogliosa di quello che sono diventata, anche a lei questi dolcetti svedesi sarebbero piaciuti tanto.
Ho sempre fatto i kanelbullar, praticamente i gemelli alla cannella dei kardemummabullar. Questi sono stati una scoperta recente e mi sono solamente pentita di non averli considerati prima d’ora come la degna alternativa dei kanelbullar.
Domani è la festa di San Martino, che apre la porta al periodo invernale. Tre giorni di caldo straordinario, fuori stagione, per poi piombare nel freddo abbraccio dell’inverno che verrà.
Nel nostro caso, credo che passeremo direttamente alla seconda parte, poiché le previsioni annunciano neve a basse quote già da lunedì.
Un tempo si stappava la prima bottiglia di vino, si faceva la processione con le lanterne, si recitavano filastrocche. Oggi non so quanto le famiglie siano ancora legate a questa festa, ma forse un ritorno a qualcosa di bello del passato, bisognerebbe anche farlo.
Questi nodini di brioche profumati al cardamomo, che già vi avevo annunciato sulla Pagina Facebook del Cottage, potrebbero essere la scusa perfetta per fare festa in cucina con la famiglia. Magari accompagnati da un bicchiere di glögg, vino caldo speziato, ricetta svedese ovviamente.
Io vi lascio la ricetta, sicura che se la farete, non ve ne pentirete.

Kardemummabullar. Swedish cardamom buns

Ingredienti per 30 briochine: 850gr di farina 00, 110 gr di zucchero, 1 cucchiaio di miele, 150gr di burro morbido, 3gr di sale fino, 500ml di latte intero, 15 capsule di cardamomo, i semi di un baccello di vaniglia, 15gr di lievito di birra + Ingredienti per il ripieno: 170gr di burro morbido, 130gr di zucchero muscovado, 25 capsule di cardamomo, 1 cucchiaino di cannella + sciroppo d’acero per rifinire

Preparare l’impasto della brioche:

In un pentolino mettete il latte ed intiepiditelo appena. Aggiungete metà dello zucchero, il cucchiaio di miele, il lievito e i semi di cardamomo che avrete da prima privato della capsula e schiacciato nel mortaio. Mettete in una ciotola capiente la farina, il sale e il restante zucchero ed iniziate ad aggiungere il latte senza filtrarlo, mescolando con una forchetta. Aggiungete infine il burro morbido a temperatura ambiente e il sale ed iniziate a lavorare l’impasto finché non avrete un composto liscio, elastico, che si stacca facilmente dalle mani. Coprite la ciotola con la pellicola o un canovaccio di lino e lasciate lievitare in un luogo tiepido per circa 2 ore e 30 minuti (io nel forno intiepidito a 23°C).

Preparare il ripieno:

Lavorate con una spatola di silicone il burro con lo zucchero, i semi di cardamomo che avrete da prima privato della capsula e schiacciato nel mortaio e la cannella. Tenete a temperatura ambiente.

Riprendere l’impasto e stendetelo su una spianatoia infarinata dando una forma rettangolare. Spalmate il burro al cardamomo e cannella su tutta la superficie della pasta brioche, anche sui bordi. Piegate l’impasto in due, dal lato più lungo, schiacciate leggermente facendo attenzione a non far fuoriuscire il burro, mettete su una teglia e lasciate riposare in frigorifero per circa 20 minuti in modo che il burro solidifichi.

Togliete dal frigo l’impasto e con l’aiuto di una rotella tagliapizza iniziate a praticare i tagli seguendo la lunghezza dell’impasto. Dovete creare striscioline larghe 2 centimetri.

Iniziate a formare i nodini prendendo una strisciolina, tenendone un’estremità stretta tra indice e pollice e iniziate a far girare la striscia intorno alle ultime quattro dita della vostra mano. L’altra estremità inseritela all’interno del gomitolo creato per fermarlo. Proseguite cosi con tutte le striscioline di impasto.

Disponete le brioche a 15 a 15 su due teglie rivestite con cartaforno.

Fate cuocere i kardemummabullar nel forno preriscaldato 180°C per circa 12-15 minuti, fin quando le brioche non saranno dorate. Appena togliete le brioche dal forno, spennellatele con abbondante sciroppo d’acero. Se potete, servitele calde.

Per fare i nodi, consiglio di guardare il tutorial di Martin Johansson.

Nota: considerata la quantità di impasto, se non avete un piano da lavoro spazioso, consiglio di dividerlo in due, prima di iniziare a stendere e farcire.

Kardemummabullar. Swedish cardamom buns
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Kardemummabullar. Swedish cardamom buns

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16 comments

Custode 10 Novembre 2017 - 17:32

meravifantadeliziosi … ed evaporati!

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Rebecka 10 Novembre 2017 - 19:45

E poteva essere diversamente con voi per casa? 😀

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Francesco 10 Novembre 2017 - 18:56

Davvero splendido il tuo prologo e non ti nascondo che, quando ho letto ciò che scrivi e ancora senti per la tua nonnina materna, mi hai commosso e, quando hai raccontato di te bambina irrequieta e vivace, ho ripensato alla mia fanciullezza. E’ stato , insomma, un ripercorrere il tempo della memoria in una misura amorosa e piena di sentimento ed ha fatto da contorno a questa tua preparazione svedese della quale non avevo mai nemmeno sentito il nome.
Proverò a prepararli perché penso che ne valga la pena, soprattutto per assaggiarne la dolcezza.
Grazie per questo tuo suggerimento prezioso!!

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Rebecka 10 Novembre 2017 - 19:53

Grazie di cuore per essere passato e grazie per esserti lasciato trascinare dai miei ricordi. Quando parlo di lei, ed io lo faccio spesso, mi lascio trascinare dai ricordi, dalle emozioni. Ripenso ad eventi particolari che ora da adulta assumono contorni differenti, più nitidi, più chiari, più pieni, più carichi d’amore o certe volte, di dolore. Rivivo con sentimento diverso certi accadimenti, rivedo con occhi diversi alcuni momenti, con gli occhi di madre forse.
Questi dolcetti hanno il profumo perfetto per le notti d’inverno che verranno. E anche il sapore, decisamente!
Un abbraccio

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Debora 10 Novembre 2017 - 21:28

Sono venuta perché la bellezza di questi nodini può solo rapire lo sguardo e l’attenzione e poi i tuoi racconti mi hanno rapita nuovamente. Così adesso sognante e sorridente pregiato quando li rifarò pensandoci fortemente.

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Rebecka 13 Novembre 2017 - 12:02

Debora, stella tu, grazie. Grazie per essere passata e grazie per le tue parole! :))

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Ros 11 Novembre 2017 - 10:47

Leggere di tua nonna mi ha portato indietro con il tempo a quando ero piccola e rimanevo sempre estasiata nell’ammirare le mani di mia nonna quando impastava o preparava un dolce per i suoi nipotini! Un ricordo bellissimo e poetico! Ed anche io come te da piccola ero irrequieta non stavo mai ferma avevo sempre mille cose da fare non stavo mai ferma spero di provare presto questi deliziosi nodini che mi hanno colpita subito quando le ho viste! Complimenti per tutto Cara

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Rebecka 13 Novembre 2017 - 12:03

Grazie di cuore Ros, grazie davvero. Un abbraccio grande!

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Francesca 12 Novembre 2017 - 20:40

Quando parli di tua nonna, mi sembra di vedere i tuoi occhioni da cerbiatta ancora più luminosi, un po’ umidi, pieni di tenerezza e di orgoglio… certe cose passano anche attraverso uno schermo, sai… la tua cucina è profondamente connessa con il tuo passato, la tua terra, i ricordi e le tue origini che ti hanno fatto essere la donna di oggi, che sforna cose così belle e buone, che entrano in una mano… e le cose che entrano in una mano, piccole e preziose, hanno valore… si possono nascondere, si custodiscono sottovoce… e si donano, con lo stesso amore con cui sono state create.

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Rebecka 13 Novembre 2017 - 12:09

Hai colto esattamente…ma in fondo, che altro potremmo mettere in tavola se non le nostre origini, la nostra cultura, quel cibo che ci ha nutriti non solo fisicamente, ma soprattutto spiritualmente e che ci ha resi chi siamo?!
Quando parlo di lei, parlo della parte più profonda di me, di un pezzo della mia anima, del mio cuore. Lei è stata tanto, in modi così infiniti che nessuno più potrà pregiarsi di fare. Lei è stata culla, cardine, luogo di ritorno dalle scorribande boschive a piedi nudi. Lei è stata un Universo che nessuno degli universi conosciuti e sconosciuti, in nessuna dimensioni potrà più essere. Mi ha fatto amare la vita, la Mia vita in particolar modo. Mi ha insegnato la gratitudine per le piccole cose. L’ho amata molto, la amo ancora moltissimo e sarà così per il resto della mia vita e oltre…la mia seconda mamma, la madre di mia madre e forse di molte altre madri che in lei hanno trovato rifugio.
Grazie di essere passata Franci…un abbraccio

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Enrica 27 Novembre 2017 - 21:38

Sarà perché aspetto una bambina e gli ormoni fanno scherzi strani, non so. Ma anche a me, come chi ha commentato il tuo post prima di me, hanno iniziato a salire le lacrime verso metà lettura. Le ho trattenute tirando su con il naso per non sembrare a me stessa troppo banalmente sentimentale. Poi però ho capitolato sull’ultima risposta che hai dato, e stanno cadendo. Scrivi bene Rebeka, le emozioni passano, forti. E’un piacere aver scoperto il tuo blog e le tue foto. Adesso non mi resta che provare la ricetta 🙂

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Rebecka 28 Novembre 2017 - 8:37

Sono sempre in lotta con me Enrica, mi sento sempre inadeguata nell’esprimere le mie emozioni, i miei sentimenti. Io ci provo, incerta di quello che possa arrivare agli altri. Lo faccio più per me, quale necessità fisica e sentimentale di trattenere certi pensieri, di metterli nero su bianco. Forse un tentativo di non dimenticare mai, di lasciare qualcosa di quello che è stato a chi quel qualcosa o quel qualcuno non lo ha potuto vivere come è stato per me.
Di madre in madre, fino a mia figlia, fino al giorno in cui volesse diventare madre a sua volta e se anche non sarà suo desiderio, arriverà qualcosa di quella maternità che ho sperimentato da nipote, da figlia e ora da madre.
Che bella cosa che stai vivendo! Le emozioni sono lecite ed essere riuscita a muoverne qualcuno con il mio scritto, mi emoziona e mi onora. Mi fa stare bene, anche e soprattutto quello che mi hai scritto. Mi sento meno inadeguata e mi fa sentire bene il fatto che qualcosa di me arrivi là fuori.
Grazie di essere passata <3
Un abbraccio

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Elisa 13 Dicembre 2017 - 19:32

Un incanto leggere le tue parole…per un attimo mi sono sentita in quella cucina dove tua nonna faceva magie con la farina e le uova!
Quello che ci hanno passato i nostri nonni, con il loro amore e i loro insegnamenti ci ha reso quello che siamo oggi e anche io ringrazio le nonne che mi hanno dato quella libertà spesso negata da mia madre.
Questi buns devo proprio provarli, io adoro il cardamomo! <3

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Rebecka 14 Dicembre 2017 - 9:49

Questi sono al pari di una droga. Il profumo che si sente per casa quando sono in forno è qualcosa di magico. Pare di essere in una di quelle panetterie di Stoccolma. <3
E sì, i nonni sono meravigliosi! Io ho avuto modo di godere solo di quelli materni e tesserò le loro lodi finché avrò vita, perché sono stati per me essere sopranaturali, capaci di rendere magico ogni istante della mia infanzia. <3

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Alessandra Barbone 31 Gennaio 2018 - 16:02

Troppo bello averti scoperta! Complimenti per tutto e le foto sono incantevoli!

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Rebecka 31 Gennaio 2018 - 17:36

Grazie di cuore Alessandra! 🙂

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